In ricordo di Mattia

Mattia Lauro è stato un uomo che amava il mare, la subacquea, la vela e la natura sopra ogni altra cosa.

Conobbi Mattia nell’ormai lontano Dicembre 2004, avevamo con alcuni amici organizzato una piccola avventura di ricerca naturalistica nella zona di Miseno (NA), erano già un paio di anni che aveva iniziato l’attività di documentarista naturalista e si propose come cameramen:

“un pomeriggio di settembre mentre veleggiavo nelle acque del golfo di Napoli, vidi a pochi metri dalla barca ben quattro delfini che eseguivano delle bellissime evoluzioni, e fu tanta l’emozione che decisi di cambiare lavoro e diventare fotografo e video operatore naturalista.”

All’epoca viveva a Meta di Sorrento, io a Sant’Agnello e mi passò a prendere con tutta la mia attrezzatura a casa con la sua mitica Fiat Barchetta, una macchina indubbiamente da fighetto, ma che non aveva il bagagliaio adatto neanche per la sola mia attrezzatura, da li a poco l’avrebbe cambiata con un enorme Land Rover Freelander che avrebbe accolto facilmente sia la mia che la sua attrezzatura.

Massimiliano De Martino, io e Mattia con la sua inseparabile videocamera, Dicembre 2004, Miseno. Alle nostre spalle la sua Fiat Barchetta.

Mattia era una persona estremamente coinvolgente, aveva mille progetti, a volte anche troppo ambiziosi, che in una maniera o in un’altra provava a realizzare. All’epoca aveva una piccola barca a vela, la White Blade e fu molto insistente nel convincermi a fare immersioni con lui, nel maggio del 2005 ci immergemmo insieme per la prima volta al Capo di Sorrento. Avevo da poco più di un anno cominciato a fotografare sott’acqua e le foto di quell’uscita riviste oggi sono veramente pessime.
Avrei fatto con Mattia, molte immersioni, alcune su punti che battevamo solo noi, uno dei miei tanti “posti segreti” lo scoprii proprio con lui.

Mattia ed io pronti per un’immersione nelle acque di Sorrento a poppa della “White Blade”.


Cominciai nel 2005 a scrivere anche testi di alcuni suoi documentari realizzati durante i suoi primi viaggi, che sarebbero stati trasmessi dal programma “Alle falde del Kilimangiaro” all’epoca condotto da Licia Colò.

Il primissimo video del quale scrissi i testi.

A lui i miei testi piacquero particolarmente (anche se oggi ci ritrovo tante piccole imprecisioni ed alcuni errori) così quello stesso anno mi propose qualcosa di folle:
“Vieni con me nel mio prossimo viaggio nelle Filippine”.
Ero giovane e squattrinato (lo sono ancora NdF) e lui si offrì di pagarmi tutto. Una delle più grandi doti di Mattia era la generosità e devo essere sincero con chi mi legge, qualcuno a volte se ne approfittava biecamente.
Così nell’Aprile del 2005 fu la mia prima esperienza tropicale, Cebu island con Mattia per realizzare il nostro primo documentario insieme.
Ricordo come ieri l’esperienza, arrivati al resort di Moalboal il proprietario ci chiese se volevamo fare la prima immersione notturna non guidata, nonostante la nostra limitata esperienza dell’epoca e la mia pressoché totale inesperienza di acque tropicali, la risposta fu ovviamente affermativa.
Le luci video di Mattia e la mia piccola torcia squarciavano il velo di mistero in quella notturna e l’immensa biodiversità di quei fondali si palesava come un indimenticabile dono del reef ai nostri occhi.
Di quel periodo ho un mix di ricordi ed emozioni bellissimo, difficilmente riproverò in vita mia uno stupore tale.
Della trentina di immersioni che feci in terra filippina ne facemmo però solo 4 o 5 insieme perché, durante una notturna dal moletto del resort, Mattia scivolò, si diede una bombolata sul mignolo, frattura, quindicina di punti e bye bye immersioni. Le battute e le risate che facemmo in quei giorni e negli anni avvenire si sprecarono, lui era fatto così prendeva un po’ tutto con il sorriso.  Nonostante il materiale subacqueo era molto scarso, riuscì a tirar fuori, mixandolo con moltissime immagini terrestri, un ottimo documentario che fu inseguito acquistato e trasmesso da Geo&Geo.

Cebu island, il suo primo documentario dove partecipai attivamente.

Mi ricordo le interminabili sessioni di montaggio a casa sua, ore a vedere i girati e a decidere cosa mettere e cosa togliere.
Durante quel viaggio Mattia si innamorò delle Filippine e ci sarebbe tornato senza di me per molte volte, ne fu così coinvolto che nel 2016, in occasione del centodiciottesimo anniversario dell’Indipendenza delle Filippine, fu insignito di un premio, una targa ricevuta dal presidente dalla Pasi (Philippines Indipendence Day Association) sulla quale era incisa questa motivazione:
“Per il suo amore e la dedizione nel promuovere la cultura e la bellezza delle Filippine in diversi programmi TV mediante i suoi film-documentari”.

Un piccolo premio per la sua enorme passione.

Avrei fatto altri 2 viaggi con Mattia, infondo non valeva la pena a livello economico partire in due per realizzare un documentario, ma lui scriveva di me:

“viaggiare con Fabio, oltre ad avere un’enciclopedia umana e un concentrato di “Made in Sud” per il suo humor naturale e la sua verve da Peter Pan scientifico, è un’esperienza che consiglio a chiunque abbia problemi di depressione”

Altra grandissima dote di Mattia era quella di avere una considerazione di me (ma anche di tanti altri) sopra le mie reali doti, lui mi considerava un genio e in un certo senso durante i nostri viaggi si sentiva sicuro che qualsiasi cosa fosse accaduta sarei riuscito a risolvere il problema, e, fidatevi, di cose ce ne sono accadute una marea, e di storie divertenti da raccontare ne ho tantissime.
A Cebu mancammo per un pelo l’incontro con lo squalo balena, così ci riproponemmo di non arrenderci, lui mi chiedeva spesso di pensare a posti nuovi e soggetti sui quali realizzare documentari, così dall’idea di riuscire nell’incontro con il pesce più grande del pianeta nacque il progetto del nostro secondo viaggio, il Mozambico.

Partimmo per l’Africa nel 2007 in un viaggio che organizzammo, male, da soli. La prima tappa della nostra rocambolesca avventura in Mozambico era la capitale Maputo, lì Mattia realizzò una serie di riprese per dei documentari sul sociale per i quali scrissi i testi e che andarono successivamente in onda per la trasmissione RAI “Un mondo a colori”.

In uno scatto rubato Mattia riprende un’intervista a Maputo, capitale del Mozambico.

Da Maputo, in maniera fantozziana, ma frizzante ed efficace, raggiungemmo Praia do Tofo, piccola città nel sud-est del Mozambico dove avremmo voluto realizzare un intero documentario sullo squalo balena (Rhincodon typus). Purtroppo le condizioni meteo avverse e la sfortuna ci fecero tornare a casa con del materiale troppo scarso, ma con il cuore pieno di gioia per aver visto e nuotato per la prima volta con questi meravigliosi pesci e per aver incontrato le mante oceaniche.

Negli anni non ci sono stati solo i viaggi, abbiamo condiviso tantissime immersioni ed è grazie a lui che ho potuto esplorare meglio la penisola sorrentina, in quanto molti punti del nostro splendido territorio potevano essere visitati solo attraverso la barca e la sua piccola imbarcazione a vela, che nel frattempo era diventata in parte arancione, era una manna dal cielo per noi. Mattia portava sempre con lui la sua telecamera e continuava ad accumulare materiale sulle nostre immersioni.

2007 Mattia con Sony HDV in custodia Sealux in immersione in penisola sorrentina.

Un paio di anni dopo inventò un accrocco da montare alla telecamera con un lunghissimo cavo e una boa alla quale era attaccato un trasmettitore radio, che trasmetteva in tempo reale le immagini che riprendeva in barca, in quel periodo mi chiese di scendere con una maschera gran facciale per provare a commentare dal vivo quello che si vedeva, la sua idea era quella di far partecipare alle nostre immersioni gli ospiti della barca senza neanche bagnarsi. Avrebbe voluto anche invitare classi scolastiche a partecipare a queste escursioni, ma la sua barca era troppo piccola. Utilizzò comunque il magico accrocco per lavoro, per comunicare in tempo reale con un regista su di un’imbarcazione.
In quel periodo mi misi in testa un’idea, gli innumerevoli viaggi di Mattia fra Filippine ed Indonesia avevano portato in dote una quantità di materiale che sarebbe stato un vero peccato non fosse pubblicato, così ci mettemmo all’opera e cominciammo a visualizzare le centinaia di cassette (si all’epoca il supporto più comune era ancora la cassetta) per trovare materiale inedito per un nuovo documentario sulla biodiversità delle isole dell’indopacifico, l’unico documentario di cui mi sento in parte anche autore. Il documentario verrà poi trasmesso il 24 marzo 2011 su Geo con il titolo “i colori del mare” .

Nel 2010 decidemmo di imbarcarci in un’altra avventura insieme, dopo mesi di progettazioni stabilimmo che la nostra meta sarebbe stata l’Indonesia ed in particolare il parco marino di Bunaken e lo stretto di Lembeh, posti che sognavo di visitare già dai primi anni del 2000. Per questo nuovo viaggio partii da solo e incontrai Mattia solo all’aeroporto di Kuala Lumpur, lui ormai era un instancabile e navigato viaggiatore ed era in Indonesia già da qualche tempo. Anche lì riuscimmo a fare disastri e farci un sacco di risate, ne tirò fuori dell’ottimo materiale e il documentario andò in onda il 27 gennaio 2012 su Geo&Geo.

Il bellissimo documentario che Mattia realizzò durante il nostro ultimo viaggio insieme, mi si vede un sacco di volte.

Durante quest’ultimo viaggio Mattia mi dimostrò ancora, anche se non ce ne sarebbe stato bisogno, la sua stima, il suo affetto verso di me e la sua generosità, infatti, poco prima di partire inspiegabilmente la mia macchina fotografica smise di funzionare e pur di farmi realizzare le mie foto me ne regalò una di ricambio.
Fu un bellissimo viaggio pieno di incontri e dove insieme stringemmo amicizie che ancora perdurano.

Mattia con un’amica indonesiana e “lo svizzero” Nicola che negli anni è venuto a trovarci molte volte a Sorrento.

Negli anni la quantità di materiale accumulato durante le nostre immersioni a Sorrento era diventato importante, avevamo ormai acquisito una certa esperienza sul campo ed eravamo un’ottima squadra, decidemmo così di lavorare su di un documentario “a costo zero” sulla nostra Penisola. Il lavoro fu tutt’altro che semplice e non fu affatto a costo zero visto che per Mattia le cose andavano fatte per bene. All’epoca non esistevano i droni come oggi e pagò una troupe con un elicottero telecomandato per delle bellissime riprese aere. Il lavoro su Sorrento ci impegnò per parecchi anni, esplorammo il vallone dei Mulini a piedi e ci immergemmo tantissime volte. Il documentario fu terminato nel 2010, ma venne trasmesso solo nel settembre del 2015 con il titolo “I Segreti della Penisola Sorrentina”.

Questo documentario per il 2010 era estremamente all’avanguardia.

La sua passione per la vela non fu mai doma e la voglia di ingrandirsi per avere più spazio anche per dare lezioni di vela lo portò a vendere la White Blade ed acquistare nel dicembre del 2011 una nuova barca, Asia, un Beneteau first 27.7. Riportammo insieme la barca da Napoli al porto di Piano di Sorrento durante una vera e propria tempesta, ci salvò in quel caso l’esperienza e l’abilità di mio zio Salvatore Mare:

Il comandante Salvatore a bordo di Asia da Napoli a Piano di Sorrento con vento di burrasca e mare agitato. Se non ci fosse stato lui, a quest’ ora starei “postando” le foto dal “Mar di Salomone”…. Forse.

Con questa splendida barca Mattia ha insegnato a tanti ragazzi ad andare a vela ed amare il mare e durante la sua prima estate in penisola fu base operativa di Scubabiology. In quell’anno fondò il “Sorrento Wild Life”, una piccola organizzazione che si prefiggeva di dare vari servizi legati alla biologia ed il mare. Organizzammo insieme anche una bellissima uscita di snorkeling e vela con alcuni miei aficionados per la quale non volle essere corrisposto nessun compenso, per lui divulgare l’amore per il mare veniva prima di qualsiasi altra cosa.

Spessissimo offriva le sue barche per eventi speciali e ospitava a bordo associazioni ambientaliste, era sempre in prima linea quando c’era da prestarsi per la protezione del suo amato mare.

Mattia, io e una delegazione del WWF terre del Tirreno su Asia.

Nel 2014 cedette la barca a vela Asia allo Yacht Club Marina di Cassano che:
“…gestirà i corsi di vela e le attività connesse. Io sarò uno degli skipper ufficiali”
Così scriveva sul suo profilo Facebook quando decise di lasciare quella magnifica imbarcazione.

Fra i tanti pregi/difetti di Mattia c’era quello di essere un perfezionista, cambiava spesso attrezzature per cercare di fare sempre meglio, e non era mai soddisfatto:

“Ogni volta che finisco un lavoro ci trovo mille difetti e mi prometto di fare di meglio nel prossimo… ma alla fine la storia si ripete, e mi chiedo quando riuscirò a fare un documentario che mi soddisfa almeno al 60%? Penso mai… ma almeno ci provo.”

Nel 2011 comprò una Sony 3D NXCAM in scafandro Sealux, penso sia stato uno dei primi a cimentarsi con il 3d sott’acqua in Italia. Il sistema era così avveniristico per l’epoca che la Sealux gli chiese in prestito la telecamera per poterci costruire intorno lo scafandro che avrebbe poi messo in vendita.

2011 con Sony 3D NXCAM in scafandro Sealux.

Nello stesso anno facemmo un bel po’ di collaborazioni con RAI, riprese per “Un posto al sole” e “La squadra” e fra le altre alcune riprese a Baia per “SuperQuark” dove avemmo l’onore e il piacere di immergerci con Alberto Angela.

Mattia, Alberto Angela e la nostra amica Roxane Heffernan.

A fine anno 2011 mi trasferii definitivamente a vivere al nord Italia e il numero di immersioni che facemmo insieme cominciò a calare, ma lui continuò a tenermi impegnato con molti altri testi ed idee di documentari.
Nel 2013 Mattia si trasferì con lo studio alla spiaggia di Alimuri, a Meta di Sorrento, ad un paio di passi esatti dalla spiaggia e dal mare, avrebbe voluto anche lì lanciare un centro di educazione ambientale e far partire spedizioni di immersioni e snorkeling. Al suo studio di Alimuri piazzò la base operativa del suo nuovo progetto il “Media Mare Team”, il fine ultimo era sempre lo stesso, i documentari e la divulgazione dell’amore per gli ambienti marini. In estate spessissimo la porta che dava sulla spiaggia del piano terra dello studio era aperta e c’era un monitor all’esterno che mostrava in loop ai bagnanti che passavano lì davanti i suoi filmati subacquei.
Nel 2014 fu ora di aggiornare nuovamente l’attrezzatura per le riprese e passò ad una Canon 5D Mark IV con custodia Nauticam con la quale riprese anche a fare foto subacquee, attività che aveva abbandonato con la Nikonos 5. La fotografia fu la sua prima passione/professione e non mancava mai di scattare un po’.

Una bella immagine di cavalluccio marino di Mattia, realizzata con la Canon 5D Mark IV in custodia Nauticam in una delle nostre notturne del 2014.

Nel 2015 facemmo la nostra ultima immersione insieme, io lavoravo al diving ed ero molto impegnato con le immersioni di lavoro e lui cominciò a tirare un po’ “i remi in barca” perché venne assorbito quasi totalmente dalla sua passione per la vela.
Nel 2016 acquistò una goletta a vela di 16 metri il Ganesh, progettata alla fine del 1800 per una nobile famiglia e costruita solo alla fine del 1900, con 2 alberi e 6 vele. Si dedicò per lo più all’attività di charter anche se il suo sogno era sempre quello di legare la barca alle attività subacquee. Riuscì anche a portarmi a bordo qualche volta, una volta per due giorni con la mia compagna, e a farmi capeggiare un gruppo di snorkeling nelle acque dell’isola di Capri, snorkeling dall’antico veliero, che figata.

Io, Mattia al timone e alcuni clienti a bordo del Ganesh, i faraglioni sullo sfondo.

La goletta assorbì quasi totalmente le sue energie per i restanti 3 anni fino a quando non la vendette, la sua stessa passione lo teneva incatenato, non riusciva più a viaggiare e a fare i documentari che amava tanto ed era divenuto troppo oneroso mantenerla.
Subito dopo la vendita del Ganesh il mondo fu travolto dalla pandemia e lui non poté dar sfogo alla passione per viaggi e riprese.
A fine restrizioni causa pandemia nel 2022 è riuscito a scappare prima in Indonesia e poi in Sri Lanka, dove ha girato nuovi documentari ancora inediti, a settembre di quest’anno ho terminato il testo di un suo documentario sui parchi nazionali dello Sri Lanka, il mio primo testo di un documentario naturalistico completamente terrestre. Quando gli dissi che forse non ero in grado mi rispose che si fidava al 100% di quello che avrei scritto per lui e delle modifiche che gli avrei detto di apportare.

Trailer del suo ultimo lavoro.

Ai primi di dicembre del 2022 mi manda un messaggio WhatsApp che mi avvisa che è in ospedale perché aveva avuto dei problemi, ai medici chiede come prima cosa quando potrà tornare ad immergersi.
Mi scrisse:

“A costo di andare con la flebo sott’acqua.”

Ci eravamo visti all’ospedale di Castellammare di Stabia, non si sapeva ancora cosa c’era che non andava, ma eri ottimista e sorridevi, sono partito per tornare a casa al nord.
Poi è andata sempre peggio.

Eravamo in contatto stretto e poi non ce l’hai più fatta a rispondere ai messaggi ne a parlare al telefono, mi aggiornava zia Franca della tua situazione di salute, fino a che domenica 12 febbraio 2023 una telefonata di tuo cugino Salvatore mi avvisava che il tuo male aveva vinto e ti aveva strappato a noi ed al nostro amato mare.
Te ne sei andato proprio adesso che il mondo per te stava ricominciando a girare, che avevamo ripreso a parlare di viaggi insieme; “perché come si viaggia con te Fabio…” mi dicevi.
Avevamo ancora tanti progetti, volevamo nuotare con le balene per la nostra prima volta, magari tornare in Indonesia insieme e la RAI voleva ricominciare a comprare i documentari.
Qualche mese addietro con un filo di voce mi dicesti che volevi scrivessi le tue memorie, una biografia magari. Te la pago! Come se i soldi fossero mai stati un problema fra noi.

Quest’articolo sicuramente non è neanche lontanamente quello che volevi, mancano talmente tanti documentari, scritti da me e da altri, e viaggi, la tua passione per la musica, le tue tante amicizie ecc.
É così lontano da quello che avresti voluto che mi sembra quasi un insulto a quello che intendevi tu.
Spero però che questo scritto serva a ricordarti meglio, a far scoprire qualche altro lato di te a chi ti conosceva o a scoprire un po’ dei tuoi documentari e della tua indole a chi non ti conosce.
Hai lasciato un grosso vuoto, mi mancherai amico, e un poco anche cugino, mio, non meritavi di andartene così presto, ti voglio bene anche io.

Fabio Russo


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