Sovrasfruttamento e riscaldamento del mare causano il crollo di Paracentrotus lividus
Penso e spero che ognuno che legga questo articolo sappia cosa distingua il così detto riccio femmina (Paracentrotus lividus) dal riccio maschio (Arbacia lixula).
Se non è così devo, per forza di cose, introdurvi le due specie, si perché di specie differenti si parla (notare i nomi scientifici).
Il riccio della specie Arbacia lixula, detto, appunto, comunemente maschio, è un riccio di mare di medie dimensioni, caratterizzato dal colore nero intenso e dalla forma emisferica, con spine più o meno della stessa lunghezza, per la particolare colorazione sarebbe preferibile chiamarlo comunemente riccio nero.
La specie Paracentrotus lividus, comunemente chiamato riccio femmina, è un riccio di colore solitamente viola, ma occasionalmente di altri colori, tra cui marrone scuro, marrone chiaro e verde oliva, con spine più appuntite rispetto all’altra specie, è il più buono da mangiare e per questo potrebbe essere chiamato riccio edule. In giro si trova anche il nome riccio viola ma vista la variabilità cromatica mi sembra poco preciso, poi visto che si tratta dei nomi comuni e che questi hanno un valore risicato, mi pare di star a disquisir sul sesso degli angeli.

Perchè le due specie vengono vernacolarmente dette “maschio” e “femmina”? Cosa mangiamo in realtà quando mangiamo un riccio di mare?
Cominciamo a rispondere alla seconda domanda, se credevate di nutrirvi delle uova del riccio o della sua “polpa”, mi dispiace dirvi che vi sbagliate. Quello che si mangia dei ricci di mare sono le gonadi, quindi vi nutrite a caso di ovaia o di testicoli… Si i ricci di mare sono gonocorici, a sessi separati, quindi avete la stessa probabilità di incontrare gonadi maschili o femminili. Capito cosa mangiamo, cerchiamo di capire il perché dei maschi è delle femmine. Semplicemente Paracentrotus lividus ha gonadi più abbondanti e sono state scambiate dai non esperti per uova, mentre Arbacia lixula ha gonadi così piccole da passare inosservate!

Ovviamente come specie a noi uomini ci interessa di più il riccio che si mangia, Paracentrotus lividus, una delle cose che sappiamo fare meglio è mangiarci tutto quello che è commestibile, . Mi piace spesso sottolineare che se qualcosa si mangia non è detto che dovremo obbligatoriamente mangiarcelo, ci sono scelte, a volte che possono anche coinvolgere specie in pericolo di estinzione, che possiamo prendere con coscienza cercando di evitare di consumare qualcosa per preservarlo.
Da poco è stato pubblicato su “Nature – Scientific Reports” uno studio internazionale che documenta il crollo delle popolazioni di Paracentrotus lividus, specie chiave per gli ecosistemi marini:
Overfishing and sea warming drive the collapse of Paracentrotus lividus

Lo studio evidenzia un forte declino del riccio di Paracentrotus lividus nel Mediterraneo, con densità attuali estremamente basse (0,2 individui/m²) rilevate in Sicilia e Puglia nel 2023. Non si osservano differenze tra aree marine protette e non protette. Una meta-analisi di dati raccolti tra il 1990 e il 2020 conferma che il calo sarebbe iniziato nel 2003, in concomitanza con eventi climatici estremi e un riscaldamento anomalo del mare.
La combinazione delle temperature estreme e della crescente pressione di pesca hanno portato letteralmente le popolazioni di P. lividus al collasso.
Basta fare una rapida ricerca su Google per rendersi conto che quello della pesca legale o meno di questa specie è un grosso problema.

La richiesta di ricci di mare per la ristorazione e per il consumo umano è diventata altissima, quello che una volta era una volta era un uso sporadico, si mangiava qualche riccio più che altro per “sfizio”, è diventato un consumo su scala industriale! Il web esplode di ricette con gli spaghetti ai ricci di mare.
Nel frattempo mentre noi ci riempiamo lo stomaco una specie sta sparendo, un riccio una volta molto comune è diventato una rarità e alcune pescherie hanno trovato dei sostituti. Non è raro ormai imbattersi in specie oceaniche o addirittura nei ricci di prateria (Sphaerechinus granularis) venduti sotto il nome di riccio reale o riccio imperiale, insomma se estinguiamo qualcosa proviamo subito a razziarne un’altra.

Che sia chiaro non sono contrario al consumo di ricci di mare, ma a tutto c’è un limite. Molto prima che la misura sia colma bisognerebbe sapere quando fermarsi. Eviterei, di sicuro, se fossi in voi di mangiarli, perché se sono tanto pescati significa che c’è tanta richiesta, se a questo associamo il riscaldamento del mare che sta dando un altro colpo decisivo a questa specie dovremo capire che è tempo di fermarci, perché ci sono tutti gli ingredienti, non per un buon piatto di spaghetti, ma per l’estinzione di Paracentrotus lividus.
Fabio Russo
