Cammino tra gli adattamenti della vita planctonica
Come splendide donne in sottoveste nelle immense distese superficiali del blu si nascondono in piena vista organismi che del “vedo, non vedo” hanno fatto la loro ragione di vita. A differenza degli esseri viventi delle barriere madreporiche l’esigenza principale degli organismi planctonici è apparire il meno possibile e nelle enormi distese del mare l’unico modo per nascondersi è essere totalmente trasparenti o quasi. Alcuni di questi animali sono tanto trasparenti da essere difficilmente osservabili a occhio nudo se non da angolazioni particolari.
Innanzitutto bisogna sfatare un mito del parlare comune, il Plancton è l’insieme di quegli organismi piccolissimi alimento delle balene. Questo è falso per alcuni motivi, in primis non è vero che tutte le balene si nutrono solo di plancton, infatti, anche i pesci fanno parte della dieta di molti Misticeti, poi è del tutto falso che si tratti esclusivamente di animali piccolissimi, è vero che molti degli organismi planctonici sono piccoli ma alcuni sono grandi o addirittura giganti, è il caso delle meduse o delle catene di salpe.

Vediamo quindi cosa significa Plancton, più nello specifico, nel 1889 un biologo danese di nome V. Hensen coniò il termine, definendo con questa parola l’insieme di tutti gli organismi animali e vegetali che vivono in sospensione nella colonna d’acqua e incapaci di opporsi al moto delle correnti, pertanto si differenziavano da una parte da quegli organismi pelagici nuotatori, cioè il Necton (ad esempio pesci e calamari) e dall’altra parte da tutti gli organismi che vivono in rapporto con il fondo, detti Benthos. Letteralmente la traduzione dal greco antico (πλαγκτόν) è vagabondo, molto esplicativo per il tipo di vita di questi organismi.
Le distinzioni tra il Plancton sono molteplici e vanno dalla sua natura, vegetale Fitoplancton o animale Zooplancton, al ciclo vitale, infatti, se l’organismo compie l’intero ciclo vitale nel plancton, appartiene all’Oloplancton mentre il Meroplancton comprende organismi che solo durante un determinato periodo, generalmente lo stadio larvale, ne fanno parte, come ad esempio molte specie di meduse.

Altre distinzioni possono essere fatte in base alle dimensioni degli organismi planctonici; Picoplancton che comprende esseri viventi planctonici compresi fra 0,2 e 2 µm (micrometri), costituito principalmente da batteri e piccoli flagellati, Nanoplancton (2-20 µm) costituito da flagellati, Protozoi Ciliati, dinoflagellati, diatomee e piccole larve di invertebrati marini, Microplancton costituito da copepodi (piccoli crostacei) e forme meroplanctoniche compresi fra i 20 e 200 µm. Altri gruppi planctonici concorrono a formare il Mesoplancton (1-5 mm), il Macroplancton (5 mm-5 cm) e il Megaplancton che è formato da animali le cui dimensioni superano i 5 cm ed è proprio di questi ultimi due che parleremo. Le specie animali e vegetali appartenenti all’insieme degli organismi planctonici tocca svariati Phila, dai batteri sino ai tunicati, passando per i cnidari, ctenofori, molluschi e crostacei.
Chiunque si aspetterebbe che organismi come i radioloari, protozoi caratterizzati in genere dallo scheletro silice, siano molto piccoli e non osservabili ad occhio nudo, infatti, si tratta di organismi unicellulari marini le cui dimensioni sono di norma comprese tra 50 e 200 µm. In realtà esiste un genere, Collozoum, che non ha scheletro e forma colonie che possono raggiungere le dimensioni di qualche centimetro dall’aspetto molto trasparente. I Collozoum, come molte altre forme dello stesso gruppo, vengono alla superficie del mare in autunno e si riducono in germi (alcune colonie in spore, altre in gameti maschili e femminili). I germi cadono lentamente sul fondo, ove incominciano a sviluppare nuovi individui.

I singoli organismi del plancton sono detti planctonti, su questi animali, soprattutto quelli di grandi dimensioni, c’è un altro mito da sfatare, ogni qual volta s’incontra un organismo trasparente si tende ad associarlo a una medusa e quindi si ritiene a torto urticante. Niente di più sbagliato, infatti, solo le vere e proprie meduse (Scifozoi) e pochi altri animali appartenenti al tipo degli Cnidari, come i coloniali Siphonophori (Forskalia edwardsi, Physophora hydrostatica) sono urticanti, gli altri sono del tutto innocui come nel caso degli Ctenophori.

Gli Ctenophori possiedono solo cellule adesive (colloblasti) che intrappolano la parte più minuta dello zooplancton del quale si nutrono, inoltre, se osservati da vicino il movimento delle loro piccole ciglia (Cteni) riflette la luce creando caleidoscopici giochi d’iridescenze spettacolari, Ctenofori, letteralmente significa portatori di pettine, in riferimento proprio alle piccole ciglia vibratili simili a pettini che utilizzano per spostarsi.

Ma la moltitudine di organismi di discrete dimensioni che si lasciano trasportare dalle correnti non si esaurisce con gli Ctenophori, ce ne sono una moltitudine appartenenti ai più svariati raggruppamenti, alcuni dei quali siamo più abituati a pensare che vivano a stretto contatto con i fondali marini, è il caso di alcuni molluschi, Gasteropodi sia Prosobranchi (molluschi provvisti di conchiglia) plancto-nectonici, fra questi c’è la famiglia dei Carinaridi della quale C. lamarckii è l’unica specie mediterranea, sia Opistobranchi (molluschi senza conchiglia o con conchiglia ridotta). Fra gli Opistobranchi troviamo Cymbulia peronii, che trattandosi di un mollusco oloplanctonico (ricordate? Oloplancton significa che l’intero ciclo è planctonico), è completamente trasparente e possiede una pseudoconca trasparente che qualcuno chiama scarpetta di cenerentola, non è facilissimo da incontrare poiché conduce vita pelagica di mare aperto e raramente si avvicina alla costa, quando vi è sospinta dalle correnti, ha una conformazione tanto particolare e inusuale che difficilmente chi la osserva per la prima volta pensa di trovarsi al cospetto di un mollusco, l’indice di rifrazione di questo organismo è talmente simile a quello dell’acqua che è molto difficile da avvistare, spesso si possono trovare le pseudoconche spiaggiate.

Altri strani abitanti delle acque pelagiche sono i Tunicati, Taliacei, alcuni sono coloniali come le catene di salpe (Salpa sp. da non confondersi con l’omonimo pesce) possono formare catene che raggiungono a volte l’incredibile lunghezza di 40 metri. Le salpe sono spesso confuse, dai non addetti ai lavori, con uova di un qualche animale, difatti l’aspetto di questi organismi aiuta la confusione, attraverso la massa gelatinosa si scorge una sorta di sferetta, questa è detto nucleo e altro non è che la massa dei visceri della salpa tutta concentrata in uno spazio ristretto, inutile dire che questi animali sono totalmente innocui e assolutamente non urticanti. I Taliacei sono “parenti” delle Ascidie (Ascidiacei) e come quest’ultime vivono filtrando l’acqua attraverso un cestello branchiale, anche se non si direbbe, appartengono come i Vertebrati al tipo dei Cordati e quindi si tratta di nostri lontani congiunti.

Quando siamo in acqua durante le nostre uscite o semplicemente quando scorgiamo dalla superficie un organismo trasparente, ricordiamoci che si tratta di un planctonte, cavalcatore di correnti marine e vagabondo del mare aperto, che molto probabilmente arriva da molto lontano trascinato da una forza più grande di lui, per questo affascinante è spesso innocuo.
Fabio Russo