La scoperta dell’acqua calda?

Una buona storia che riguardi una nuova “scoperta” dovrebbe avere un fondo di mistero una ricerca spasmodica e infine una rivelazione, il famoso “eureka” di archimediana memoria, quella si che era una storia figa!
Ecco nella mia storia, pur essendoci grandi predatori marini e immersioni, che qualcuno sicuramente considererebbe avventurose, con queste splendide creature in paradisiache isole tropicali, manca quel pathos tutto speciale del mistero e della ricerca spasmodica.
Sperando di non aver smorzato il vostro entusiasmo proseguo con la mia storia che, a dirla tutta, ha dei risvolti abbastanza simpatici.
Ormai alla fine del 2019 mi trovavo alle Maldive, più esattamente presso gli atolli del sud, Addu, Fuvamulah e Huvadhoo (Suvadiva), in quel tour che qualcuno un po’ platealmente ma altrettanto esaustivamente chiama “deep sud”.
Sicuramente le rotte del sud sono, a mio avviso, le più affascinati, rimane ancora da osservare un po’ di quello che dovevano essere gli atolli maldiviani prima dell’enorme clamore turistico suscitato un po’ di anni fa.
Per me che avevo passato qualche mese già al centro si presentò l’occasione di alcune nuove esperienze fra le quali gli incontri con grossi squali predatori come i bellissimi squali tigre (Galeocerdo cuvier Péron & Lesueur, 1822) o la possibilità di avvistare molti più squali grigi (Carcharhinus amblyrhynchos (Bleeker, 1856)) tutti insieme, non male pensai, mi divertirò.

In effetti il sud delle Maldive mi nascondeva qualche piccola meraviglia celata in piena vista. Un giorno mi viene proposto di fare un’immersione “diversa”, poco lontano dal porto di Koodoo nella pass di Villingili, north Huvadhoo atoll (Gaafu Alifu), non molto distante dall’imboccatura i locali si sarebbero fatti pagare per gettare scarti di pesca e di lavorazione di grossi pesci in acqua per attirare gli squali, usano la pratica per recuperare qualche soldo dagli scarti, la stessa cosa avviene a Fuvahmulah per attirare i tigre all’imboccatura del porticciolo, in effetti i due posti hanno in comune il fatto che i pescatori hanno avvisato i sub che ogni volta che buttavano gli scarti arrivavano gli squali. In pratica a Koodoo c’è un centro di lavorazione del pescato che si è ingrandito molto nel 2006 e i locali buttano in acqua all’esterno del porto gli scarti di lavorazione. Qualcuno si è accorto che quando i pescatori gettavano gli scarti arrivavano gli squali e ci hanno cominciato a fare immersione. La pratica può essere considerata più o meno etica comunque aiuta i pescatori locali a considerare gli squali come indotto turistico e non come fonte di soldi per le pinne pescate di frodo.
Una collaborazione del genere tra società subacquee e pescatori è un buon elemento in questo particolare scenario, poiché le varie parti traggono un profitto economico dalla conservazione di quella popolazione di squali, quindi si spera che possano esserci le condizioni di successo per conservare questa risorsa naturale locale appena scoperta . È anche positivo che gli squali vengano attratti utilizzando rifiuti di pesce e non pesci uccisi specificamente per nutrire gli squali. Come rovescio della medaglia c’è il fatto che nei giorni di immersione gli squali possano essere nutriti per diverse ore di seguito, questo può alterare il normale comportamento predatorio di questa specie nell’area. Pertanto, l’alimentazione degli squali con rifiuti di pesce dovrebbe essere ridotta al minimo e regolamentata.

Quali squali erano? Mi dissero squali spinner, Carcharhinus brevipinna, questa specie viene detta comunemente squalo spinner perché spesso salta fuori dall’acqua avvitandosi su se stesso in evoluzioni molto spettacolari. l’immersione è la classica immersione con squali richiamati dal cibo, gli squali girano ovunque e dopo poco l’acqua diviene torbida a causa dell’attività di pastura dei pescatori.
Rientrato a bordo dell’imbarcazione un ospite mi mette un tarlo in testa, secondo lui gli squali non sono spinner ma squali pinna nera oceanici, Carcharhinus limbatus. Sono molto curioso come persona e quindi non mi accontento di quello che mi dicono, tuttavia le mie ricerche sull’argomento “differenza fra le due specie” non mi chiariscono le idee. Le due specie sono molto simili e ho bisogno di un aiuto. Decido quindi di contattare Alessandro De Maddalena, Alessandro è un esperto di squali ed è anche autore del libro del 2017 Sharks of the maldives chi meglio di lui avrebbe potuto aiutarmi, sono fortunato pechè Alessandro è fra i miei amici di Facebook e spessissimo gli ho chiesto opinioni o delucidazione sugli squali!

Sharks of the maldives
Gli scrissi un messaggio rapido, senza foto nè video a causa di una connessione internet scadente, lui mi risponde dubbioso, nessuna delle due specie era segnalata per la zona.
Interessante, pensai subito, strano che nessuna checklist delle specie di squali maldiviani riporti una delle due specie, se bene siano molto simili fra loro sono entrambe inconfondibili, squali affilati dal muso molto appuntito, non sarò un esperto di squali delle acque tropicali ma la specie mi sembrava proprio compatibile con una delle due.
Mentre ancora mi frullava in mente che doveva essere una delle due specie per forza, non ero ancora riuscito a mandare i video che avevo fatto con l’action cam ad Alessandro, ripiegai quindi mandando qualche frame.

La risposta di Alessandro non tardò si trattava proprio di Carcharhinus brevipinna , lo squalo spinner, aggiunse che sarebbe stato interessante scrivere una nota scientifica per segnalare alla comunità scientifica che lo squalo è presente alle Maldive, pensai subito che non sarebbe stata una cattiva idea!
Il pensiero che la mia permanenza alle Maldive, scientificamente parlando, non fosse stata vana e di accostare il mio nome a quello di Alessandro in uno scritto non solo mi solleticava ma mi stimolava non poco, così non potei che dirgli di essere onorato.
Le caratteristiche salienti per riconoscere lo squalo spinner sono:
- Prima pinna dorsale relativamente piccola, con la sua origine posteriore o sopra la punta posteriore libera della pinna pettorale.
- Seconda pinna dorsale molto piccola.
- Pinna anale grande circa quanto la seconda dorsale e con il margine posteriore non profondamente concavo.
- Pinne pettorali corte.
- Pinna caudale con lobo inferiore relativamente corto e lobo superiore lungo, con lobo terminale di medie dimensioni.
- Nessuna cresta interdorsale.
- Muso depresso dorso-ventrale e lungo, leggermente arrotondato in vista dorso-ventrale.
- Bocca larga e parabolica in vista ventrale, con brevi pieghe labiali.
- Occhi relativamente piccoli, narici piccole, niente spiracoli, cinque paia di brevi fessure branchiali, la 4a e la 5a localizzate sopra la base delle pinne pettorali;
- superfici dorsali grigio-bronzo con una banda biancastra poco appariscente sui fianchi, superfici ventrali bianche e apice delle pinne nero

A questo punto rientrato a casa rocambolescamente a causa della prima ondata della pandemia mondiale (storia strana e in certi aspetti affascinante ma non attinente al nostro racconto), ho tutto il tempo per poter cercare su internet notizie aggiuntive e trovo molti video e foto degli allora solo supposti squali spinner di Villingili, in effetti questa “scoperta” era da tempo sotto gli occhi di tutti. Si trattava della classica scoperta dell’acqua calda? Pur essendo qualcosa sotto gli occhi di tutti bisogna comunque mettere insieme varie nozioni, spirito di osservazione e conoscenze pregresse, quello che in maniera molto figa oggi si riassume con il termine anglofono know-how. Parecchi supponevano si trattasse di squali spinner, anche se qualcuno sosteneva ardentemente si trattasse di squali pinna nera oceanici, ma nessuno era certo dell’identificazione e, soprattutto, nessuno sapeva che questi squali non erano presenti nella lista delle specie delle Maldive. Niente eureka quindi ma converrete con me che la storia ha comunque il suo fascino!
Cominciamo così a scrivere l’articoletto “On the presence of the spinner shark Carcharhinus brevipinna (Müller & Henle, 1839) (Chondrichthyes: Carcharhinidae) in Maldivian waters” molto facile per me, che sono un maniaco dei dati di immersione, recuperare profondità, temperature e osservazioni varie che feci durante le immersioni, mi segno tutto, non biasimatemi!
Meno facile trovare una rivista scientifica, anche di contorno, che fosse interessata a un semplice ampliamento di areale di una specie molto nota.
Ringrazio quindi fortemente Alessandro per aver creduto in questa nota, per la sua incredibile disponibilità e pazienza, chiedo scusa per la scarsa qualità delle foto, lo so vi ho abituato bene, ma quelle che vedete in questo articolo sono estratte da frame dei video della action cam. vi invito quindi a visionare l’articolo originale al link:
mbj.marine-research.org/article/view/313/422
Ringrazio Alessandro De Maddalena per l’aiuto e la passione spesa in questo lavoro.
Fabio Russo