Le stagioni del mare

Si le tartarughe e i delfini sono pucciosi, gli squali e i barracuda sono fighi, ma di certe cose proprio non si parla mai, o tuttalpiù lo si fa solo ed esclusivamente in corsi universitari specifici.
Mi sono accorto che raramente si fa riferimento ad ecologia di base negli articoli “divulgativi”, quindi spero di fare cosa gradita, di essere esaustivo, semplice e di non annoiarvi troppo!
In mare, come sulla terra, nelle regioni temperate, vi è una marcata stagionalità, ossia una netta divisione fra le stagioni. Se questo è ben evidente sulla terra ferma, solo chi frequenta assiduamente il mare tutto l’anno si accorge dell’alternarsi delle stagioni sotto il pelo dell’acqua, infatti, tutti sanno che in primavera sbocciano i fiori e si allungano i giorni, in estate maturano i frutti e fa caldo, in autunno cadono le foglie e si fa il vino mentre in inverno fa freddo e magari nevica, ma in mare che succede?
Il mare è caratterizzato da un forte polarizzazione fra due fattori fondamentali per la vita vegetale i nutrienti e la luce;
i nutrienti (azoto e fosforo, e in misura minore oligoelementi quali il ferro) tendono ad accumularsi sul fondo, dove avviene la degradazione della sostanza organica e dove precipitano quelli che provengono dall’esterno del mare attratti dalla forza di gravità con un ulteriore accumulo.
La luce sparisce man mano che scendiamo nella colonna d’acqua assorbita dall’acqua stessa.
Quindi abbiamo tutti i nutrienti sul fondo e la luce in superficie, in questo consiste la polarizzazione.
Vi ricordo che per la vita vegetale, per i fotoautotrofi in generale, i nutrienti, l’anidride carbonica e la luce del sole sono essenziali per la sopravvivenza.
Nelle regioni tropicali, senza stagionalità, la polarizzazione permane per tutto l’anno, con una scarsa produzione primaria, ossia la produzione da parte degli autotrofi, soprattutto microplancton, di materia organica da materia inorganica.
Nel Mediterraneo come in tutte le regioni temperate abbiamo un ciclo legato ai periodi dell’anno, essendo un ciclo si può partire da qualsiasi stagione e poi andare in loop, per comodità partirò dalla primavera, vi consiglio di studiare bene anche i disegni che sono opera delle mie manine;

I copepodi sono fra i principali componenti dello zooplancton. Foto realizzata in natura

 In primavera riparte il ciclo del plancton, basato sull’utilizzazione dei nutrienti che si erano depositati e accumulati durante l’inverno (ovviamente dell’inverno parlerò in ultimo), la formazione del termoclino (un sottile strato in una grande massa d’acqua dove vi è un’improvvisa variazione della temperatura) aiuta le cellule del fitoplancton a tenersi a galla e contrastare la forza di gravità, l’acqua è molto ricca di nutrienti perché molto mescolata dalle forti mareggiate invernali e la presenza di un’illuminazione adeguata fanno si che prima il fito e poi lo zooplancton vadano incontro a picchi di abbondanza (non necessariamente dovuti alle stesse specie ogni anno).  L’abbondanza del plancton vegetale è ben visibile anche a occhio nudo, le acque superficiali risultano più torbide e spesso prendono un colore verde ben distinguibile.
In generale si dice, usando un termine inglese, che c’è un bloom del plancton, bloom si traduce letteralmente fioritura, perciò così come sulla terra vediamo la fioritura di molte piante in mare fiorisce il plancton.
La produzione di plancton vegetale durante la primavera risulta essere importantissima per il resto della vita sulla Terra, non solo perché il fitoplancton è la base delle catene alimentari marine, ma anche perché è il vero polmone verde del pianeta producendo circa la metà di tutto l’ossigeno presente nell’atmosfera.

Primavera

In estate l’insorgere di un forte termoclino e quindi una divisione netta tra le acque superficiali calde e quelle profonde più fredde porta alla stratificazione delle acque, il plancton è ormai in declino, per la progressiva scomparsa dei nutrienti e per l’eccessiva insolazione e cade verso i sedimenti.
Si tratta di una stagione poco produttiva in cui si ha un calo netto della produzione primaria. Il fitoplancton ha necessità ben precise (con una variabilità fra le varie specie ovviamente) e un eccessiva esposizione alle radiazioni solari non è un bene, diciamo che c’è un range entro il quale la fotosintesi lavora meglio (ottimale è intorno ai 2.500 – 5.000 lux) e che un eccesso di intensità luminosa ha effetti inibitori sulla fotosintesi.
Anche questo evento è facilmente visibile ad occhio nudo, in generale le acque estive risultano più limpide, infatti, soprattutto al centro della bella stagione, la quasi totale assenza di cellule in sospensione rende le acque più cristalline, sicuramente più “pulito” non sempre è meglio.

Estate

 In autunno si può verificare un nuovo picco planctonico, anche se minore di quello primaverile, a seguito di disponibilità di nutrienti dovuta sia alla decomposizione del plancton estivo sia ad apporti terrestri innescati dalla stagione delle piogge. Questo picco è legato al nuovo rimescolamento delle acque, connesso alla rottura del termoclino e alla diminuzione progressiva della radiazione solare che ritorna in un range accettabile per alcuni organismi fitoplanctonici. Il fitoplancton ovviamente non ha l’esplosione che si è vista in primavera ma si tratta comunque di un evento interessante e di gran valore ecologico.

Autunno

 In inverno la risospensione dei nutrienti avviene a causa del rimescolamento delle acque dovuto all’omeotermia (la stessa temperatura in tutta la colonna d’acqua, circa 13 °C in Mediterraneo) e alla turbolenza dovuta alle mareggiate, tuttavia la scarsa insolazione (dovuta alle poche ore di sole, che è anche più basso all’orizzonte e alla fatto che spesso è coperto dalle nubi) e la difficoltà per gli organismi planctonici di rimanere a quote batimetriche “operative”  per la fotosintesi , per colpa del continuo rimescolamento, fanno si che l’inverno sia per il mare il periodo meno produttivo dell’anno. Solo stadi di resistenza di molti Planctonti (singoli organismi del plancton) sia del plancton vegetale sia di quello animale iniziano ad attivarsi nei sedimenti, ponendo le basi per i picchi primaverili futuri.
Il rimescolamento delle acque sarà fondamentale proprio per la rinascita del placton in primavera.

Inverno

Le dinamiche stagionali sono quasi le stesse anno dopo anno, ma gli attori, gli organismi planctonici che formano le associazioni biologiche, possono cambiare, a causa della prevalenza alterna di gruppi differenti (esempio diatomee e dinoflagellati, copepodi e salpe, meduse e pesci). La prevalenza di alcuni gruppi al posto di altri può far cambiare drasticamente i processi ecologici, portando a diverse condizioni degli ecosistemi.

Schema riassuntivo generale
Primavera->Estate->Autunno->Inverno

Fabio Russo

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