La poliedrica seppia
Il gambero si sposta lentamente in cerca di cibo, gli occhi peduncolati si muovono rapidamente e cercano un eventuale pericolo, in giro non si vede niente e si sente al sicuro, all’improvviso dal nulla due lampi chiari lo cingono e lo attirandolo verso una stretta mortale di otto braccia al centro delle quali un becco corneo è pronto a ridurre in pezzi la sua corazza protettiva, è inutile dire che per il nostro crostaceo la fine è ormai scontata!
Ma quale fantasma ha ucciso il gambero?

Il mostro invisibile, il cacciatore fantasma, è un cefalopode predatore al quale l’epiteto camaleontico va sinceramente stretto, si tratta, infatti, di uno degli animali che della trasmutazione del colore ha fatto un’arte sopraffina, che fa impallidire il più noto camaleonte, è la seppia (Sepia officinalis, la specie più comune in Mediterraneo).
Nessun animale in natura è in grado di cambiare colore ed adattarsi all’ambiente come le seppie, la loro pelle, soprattutto nella parte superiore, possiede cellule specializzate, i cromatofori, capace di incredibili cambiamenti di colore che gli permettono mimesi quasi perfette. I cromatofori vengono di solito suddivisi in base alla loro tinta. Nei cefalopodi troviamo i xantofori (gialli), erytrofori (rossi), melanofori (nero/marrone) e gli iridofori (iridescenti), questi ultimi sono pigmenti acromatici composti da microscopiche piastre a base di cristalli organici, l’orientamento di questi cristalli determina il colore osservato. Le seppie (come i polpi) sono in grado, tramite un processo chiamato metacrosi, di concentrare questi granuli intorno al nucleo della cellula determinando una colorazione più chiara oppure distribuirli nella cellula conferendo colori più marcati.

In generale accostando i colori in un micro patchwork, con una tecnica simile a quella utilizzata nei monitor per computer con accostamento di pixel di colori diversi o anche quella dei quadri degli impressionisti con accostamento di pennellate, la seppia è capace di imitare qualsiasi tipo di mix di colori. Di certo si sa che i cefalopodi controllano coscientemente la loro mimetizzazione tramite il sistema nervoso centrale attraverso gli occhi, infatti, esemplari accecati momentaneamente perdevano la capacità di mimetizzazione.
Questa estrema capacità di adattare il proprio colore unita alla possibilità di variare leggermente l’aspetto della pelle, rendendola piena di verruche o liscia termina l’opera incredibile di mimetizzazione, questa plasticità nell’adattamento all’ambiente è un’utilissima sia per la predazione che per la difesa.

Ma le mirabolanti doti della seppia non sono finite, la natura ha selezionato questi animali in maniera veramente eccezionale, li ha dotati oltre che di otto braccia corte anche di due lunghi tentacoli, propriamente detti, alloggiati all’interno di due tasche e pronti a scattare fulminei. La seppia punta la sua preda, si posiziona, o attende semi seppellita su di un fondo sedimentario, e poi sferra l’attacco mortale, i due tentacoli raggiungo la preda in circa 1/15 di secondo (60 millisecondi) mentre l’azione si conclude in meno di 1/30 di secondo. Un attacco così rapido e preciso necessita di organi di senso appropriati e la seppia ha fatto della vista la sua arma migliore, i due grandi occhi sono molto sviluppati e tanto evoluti da essere comparati a quelli dei vertebrati anche la pupilla è molto evoluta e ha la caratteristica forma di W.
Una volta catturata la preda, in genere un crostaceo, un piccolo pesce o in casi estremi un’altra seppia, viene portata alla bocca e trattenuta con le 8 braccia deputate alla manipolazione e munite di ventose irregolarmente distribuite lungo l’intero margine interno, a questo punto entra in azione il becco corneo che prima inietta un veleno (inoffensivo per l’uomo) e poi smembra la preda.

Come detto l’attacco può arrivare indistintamente sia da sotto la sabbia, dove la seppia attende in agguato mimetizzata, sia da una posizione a mezz’acqua, questi animali hanno un incredibile abilità nel rimanere fermi nell’elemento liquido, all’interno del mantello è posizionato un organo del quale in molti ignorano la vera funzione, si tratta del così detto “osso” di seppia. In realtà sarebbe meglio parlare di conchiglia della seppia, in quanto è proprio da un ancestrale conchiglia che deriva questo organo. L’utilizzo di questa conchiglia è veramente incredibile, infatti, si tratta di un organo regolatore di assetto idrostatico a pareti rigide, ha più o meno la stessa utilità di un gav, o equilibratore, di un subacqueo o della vescica natatoria dei pesci, solo che queste ultimi due variano di volume mentre l’osso della seppia rimane a volume costante. L’osso può essere caricato o scaricato da gas equilibrando la spinta idrostatica, il posizionamento corretto per il puntamento del bersaglio è infine dato dal movimento ondulatorio delle pinne lamellari che circonda il mantello.

La propensione alla predazione è innata in questi molluschi, infatti, appena usciti di dall’uovo, dopo circa 30-90 giorni della deposizione, misurano in media poco meno di un centimetro e sono già dei cacciatori attivissimi, in grado di catturare piccole prede da sole e di scalare la catena alimentare. Le uova di seppia sono facilmente riconoscibili in genere sono deposte su sostegni solidi in raggruppamenti neri o bruno scuro simili a grappoli d’uva con acini piriformi, più raramente sono trasparenti e lasciano intravedere all’interno dell’uovo.

Il colore è dato dall’inchiostro, infatti, sono normalmente macchiate con inchiostro nero dalla madre, la colorazione trasparente probabilmente è dovuta al fatto che la madre aveva esaurito l’inchiostro al momento della deposizione, questo ci permette di osservare l’embrione, già con la forma di un adulto, al suo interno con il sacco vitellino, comunque quando sono pronte alla schiusa le uva risultano più trasparenti anche se non del tutto opaline.

Ma l’inchiostro non serve solo a macchiare le uova, anzi essenzialmente la sua utilità è tutt’altra, si tratta di un’arma difensiva quasi infallibile, infatti, se un aggressore tenta di mangiarsi la seppia questa rilascia una cortina fumogena il quale scopo non è quello di nasconderla alla vista del predatore, il vero significato dell’inchiostro consisterebbe in una trappola chimica. L’inchiostro contiene infatti alcuni elementi chimici leggermente tossici, quando un pesce si lancia nella nube, che più che da cortina fumogena funge da fantoccio esca, rimane leggermente intossicato perdendo momentaneamente alcune funzionalità sensoriali.

La rapida fuga poi rifinisce il lavoro difensivo questa avviene mediante un meccanismo estremamente evoluto ed efficace, nei molluschi cefalopodi è presente un sifone detto anche iponomo, si tratta di un organo a forma di imbuto, composto da due lembi muscolari sovrapposti, molto mobili, situati nella regione ventrale, attraverso il quale l’acqua può essere espulsa con violenza dalla cavità branchiale del mantello spingendo la seppia all’indietro, in pratica questi molluschi utilizzano un idrogetto naturale per allontanarsi molto rapidamente.

Le molte doti di questo mollusco cefalopode ne fanno sicuramente un animale poliedrico capace di adattarsi a molteplici situazioni ed ambienti, i suoi tanti comportamenti possono sicuramente farne una “preda” ambita per il fotografo naturalista e per il subacqueo che ama semplicemente osservare la vita in mare.
Fabio Russo
Piccolo esperimento in laboratorio per testare al limite le capacità mimetiche della seppia!