Pozze di marea mediterranee
Molto spesso si parla di profondità “incredibili” senza rendersi conto di cosa abbiamo sotto il naso, è sicuramente più una prerogativa di alcuni sub, quei “super macho” che mettono le bandierine sui loro record personali, o di quelli totalmente a secco di conoscenze di subacquea che credono che dentro le bombole ci sia ossigeno e che appena sanno che hai un brevetto ti chiedono a che profondità sei sceso e che meraviglie si nascondano in quegli abissi.
In realtà, lo specifico soprattutto se fate parte della seconda categoria, la profondità non è un indice di misurazione di bellezza o di biodiversità, anzi man mano che si scende nella colonna d’acqua il numero di organismi diminuisce radicalmente e nelle profondità oceaniche c’è poco o niente.
Capisco che quelle forme sconosciute di animali di profondità che vediamo nei documentari o sui video di YouTube ci appaiono inusuali ed esotiche, sembrano sbarcati da pianeti alieni e ci intrigano non poco ma spesso è essenziale alla conoscenza cominciare a guardare molto più vicino a noi, c’è un mondo incredibile che conosciamo molto poco, il nostro cortile dietro casa nasconde una natura che i grandi network snobbano perché non è “spettacolare”, ma basta vestire i panni di un buon naturalista per scoprire che non è così e che la meraviglia della natura è tutta intorno a noi.
Ho sempre considerato la valorizzazione della natura “del cortile dietro casa” un imperativo nella mia visione di divulgazione e ogni qual volta ho potuto mostrare a qualcuno le meraviglie nascoste in una pozza di marea mi sono trovato un sorriso stampato sul viso.
Non dimenticherò mai una ragazza di un gruppo che accompagnai, che, non sapendo nuotare, pensava di non poter osservare direttamente la vita del mare, le mostrai alcune pozze di marea e i suoi abitanti e ne rimase piacevolmente impressionata, incredibile per osservare la bellezza della vita in mare si può anche non saper nuotare!
Il mondo di questi piccoli ecosistemi sfugge ai veri e propri sommozzatori che spesso vengono attirati dagli enormi spazi del blu senza curarsi della meravigliosa bellezza di questi microcosmi di elevata biodiversità.

Prima di procedere cerchiamo di capire bene cos’è una pozza di marea, si tratta di piccoli bacini che si vengono a creare in depressioni del substrato quando l’acqua si ritira durante la bassa marea. In Mediterraneo l’escursione della marea è poco rilevante, infatti, la fascia compresa fra l’alta marea e la bassa, detta mesolitorale o zona intertidale, ha un’ampiezza piuttosto limitata che si aggira intorno ai 30 cm, questa breve ampiezza è dovuta dal relativamente limitato volume d’acqua del bacino che riduce lo spostamento delle masse d’acqua stessa, questa scarsa rilevanza però non riduce l’importanza delle pozze di cui parleremo. Nei litorali rocciosi l’inclinazione del substrato è alla base del fenomeno di formazione delle così dette pozze di scogliera, infatti se ci troviamo al cospetto di una parete verticale, falesia, non ci sarà l’opportunità che l’acqua si fermi in avvallamenti, mentre le scogliere sub-orizzontali offrono maggior spazio alla fascia di marea e permettono la formazione di numerose pozze, raggiunte dal mare durante le alte maree e le mareggiate.

Questi microecosistemi possono avere condizioni chimico fisiche molto estreme e molto variabili che dipendono anche dalla distanza dal mare e dal ricambio di acqua, questi fattori, essenziali per la vita, variano in maniera “drammatica” durante le stagioni ma anche durante un’unica giornata. Trattandosi di un piccolo bacino chiuso le variazioni sono all’ordine del giorno e dipendono da numerosi fattori, la quantità di sale disciolto varia in base a quanto la pozza viene a contatto con il mare, dal sole e dalle piogge, lo stesso vale per la temperatura. I fattori chimico fisici variano di meno quando parliamo di grosse pozze abbastanza profonde, dove possono vivere più tranquillamente anche organismi di basso fondale, in pozze più piccole l’adattamento delle specie a fattori estremi è essenziale per la sopravvivenza, si parla quindi di organismi eurieci (adattabili a forti variazioni ambientali), infatti, si tratta di ecosistemi di confine fra l’aria e la terra dove sopravvive solo il più adattato. Le pozze pullulano di vita, dalle più elementari alghe ai pesci ossei, per lo più specie molto resistenti alle variazioni chimico fisiche di questi ambienti estremi ed osservarli all’opera è facile per tutti, richiede solo un po’ di perseveranza, passione e nessun complicato brevetto di immersione profonda.

Subito potremo notare gli organismi bentonici sessili, ovvero quegli organismi che vivono fissi al fondo. Le alghe, ce ne sono un’infinità, ma la maggior parte è composta da alghe verdi che sfruttano a pieno la forte luce del sole per farsi letteralmente da mangiare grazie alla fotosintesi, le specie più comuni da osservare sono: la lattuga di mare o ulva (Ulva rigida), facilmente riconoscibile per le foglie verdi laminari simili a quelle della lattuga, la coda di pavone (Padina povonica), una specie riconoscibile dalle forma a coda di pavone e molto adattata a vivere in acque che si riscaldano molto, la troviamo tuttavia più sul fondo in quanto non sopporta di restare emersa per più di un ora, l’alga ombrellino di mare (Acetabularia acetabulum), dall’inconfondibile forma da cui le deriva il nome, molto interessante biologicamente perché costituita da un’unica cellula, il fico d’india marino (Halimedia tuna) ma anche l’alga a nastro bifido (Dyctyota dicotoma) e tantissime altre.

Oltre alle alghe vi sono altri organismi fissi e che possiamo osservare con molta calma, si tratta di invertebrati appartenenti a vari raggruppamenti tassonomici, gli anemoni o attinie tra cui il celeberrimo pomodoro di mare (Actinia equina), specializzatissimo e capace di resistere anche a lungo fuori dall’acqua e facilmente riconoscibile grazie al colore rosso acceso, l’anemone bruno (Aiptasia mutabilis), i molluschi, piccole chioccioline (famiglia littorinidae, Monodonta sp.) e patelle e fissurelle, che passano il loro tempo a pulire la roccia dalla pellicola algale grazie a una specie di lingua fatta di chitina detta radula. Ci sono anche degli strani molluschi con la conchiglia divisa in più piastre che si adattano perfettamente al fondo piegandola, sono i Chitoni, e altri con la conchiglia tubuliforme attaccata alla roccia, i vermetidi.
Ma se continuando la nostra esplorazione con il naso all’ingiù non finiremo mai di scoprire, c’è veramente di tutto, se siamo attenti potremo notare delle formazioni dure simili a piccoli vulcani, sono i denti di cane o balani (Chthamalus stellatus e Balanus perforatus) nessuno lo direbbe mai così, a prima vista, ma trattasi di crostacei, appartenenti alla classe dei cirripedi, che durante la loro evoluzione hanno preferito fissarsi al substrato e proteggersi grazie a duri gusci di carbonato di calcio.

Chi è nato e vissuto a mare sa anche che le pozze di scogliera sono l’habitat perfetto per i granchi ed i gamberi, ai margini delle pozze soprattutto al tramonto scorrazzano quei granchi neri detti corridori (Pachygrapsus marmoratus) veloci granchi abituati a vivere all’aria aperta anche per alcune ore che scappano nelle fessure se spaventati, fessure molto spesso abitate da un granchio ben più grande il favollo (Eriphia verrucosa) che raggiunge anche i 13 centimetri di lunghezza e presenta chele potenti. All’interno della pozza, anche di quelle più stagnanti, non mancano mai i gamberetti (Palaemon elegans) che passano il tempo a spiluccare le alghe ripulendole da piccoli residui di detrito organico, ci sono anche gli immancabili paguri tra cui una specie molto curiosa sedentaria (Calcinus tubularis) che a differenza dei suoi cugini, i quali scorrazzano nei gasteropodi vuoti, ama occupare i vermetidi vuoti (specie di cui abbiamo già parlato).

Questi piccoli universi non hanno mai fine, soprattutto se sono abbastanza grandi e con condizioni di salinità più stabili, possiamo trovarvi dentro di tutto, anche alcune specie di ricci (Paracentrotus lividus), stelle marine (Coscinaster tenuispina) e timide ofiure che fuggono la luce del sole (Ophioderma longicaudum).
Non mancano certamente i pesci, pressoché tutti bentonici si sono adattati perfettamente alla dura vita della pozza di scogliera, fra i più incredibili e simpatici abbiamo le bavose (famiglia blennidi), dette così per il loro corpo ricoperto da uno strato di bava che gli permette di trattenere l’umidità e in alcuni casi di restare fuori dall’acqua, durante l’evoluzione hanno perso la vescica natatoria, inutile per piccoli pesci che vivono sempre sul fondo, e hanno sviluppato pinne ventrali filiformi sotto la gola, che gli permettono di avanzare sul fondo e di ancorarsi ad esso durante le mareggiate. Le varianti cromatiche e le specie di blennidi sono molteplici potremo incontrare la splendida bavosa pavone (Salaria pavo), la bavosa gote gialle (Lipophrys canevae), la bavosa capone (Paralipophrys trigloides) o la bavosa galletto (Coryphoblennius galerita, una specie semianfibia). Ma le bavose non sono gli unici pesci, anche se i più comuni, possiamo trovare piccoli gobidi, succhiascogli e peperoncini tutti intenti a guizzare in questi limitatissimi specchi d’acqua.

La lista delle specie potrebbe essere lunghissima, anche perché vi sono tutta una serie di organismi incrostanti, molto piccoli e microscopici, che vivono negli interstizi, una varietà cosi grande da far impazzire il più bravo dei naturalisti, molto spesso, inoltre, vi si trovano animali che proprio uno non si aspetterebbe, che il mare durante le mareggiate trasporta all’interno di questi piccoli bacini e così potremo osservare specie più abituate agli ampi spazi come meduse, molluschi cefalopodi e pesci come le donzelle, i tordi o piccoli muggini imprigionati casualmente nelle pozze in attesa della prossima alta marea per tentare un’evasione non facile. Dopo questo breve excursus sulla vita di questi affascinanti mondi, spero che la prossima volta che ne abbiate l’occasione farete una emozionante immersione in meno di 30 centimetri d’acqua, perché anche in una goccia ci può essere un mare.
Fabio Russo