Un Cavalluccio di Troia e la riscoperta di un verme “scomparso”

Quando la fotografia subacquea è fulcro di nuove scoperte.

Sono ormai più di dieci anni che vado blaterando in giro del valore scientifico della fotosub; le scoperte fatte grazie alla fotografia subacquea sono ormai tantissime. Con l’avanzare delle tecnologie e l’abbassarsi dei prezzi di alcuni sistemi fotografici, i ricercatori hanno un esercito di fotosub a disposizione: occhi ovunque e foto che rivelano in piena vista cose che solo un occhio esperto può notare.

Sicuramente è raro rendersi conto che un animale scomparso dai radar dei ricercatori da oltre settant’anni sia così presente sotto gli occhi di tutti. Navigo spesso nelle news scientifiche e di natura; ovviamente leggo più avidamente quelle legate al mare, sono pur sempre un biologo marino. Nel mio vagabondare, sono capitato su questa notizia scritta da Salvatore Ferraro su Kodami:

Un verme ‘scomparso’ da settant’anni è stato ritrovato: era in bella vista nelle foto dei cavallucci marini.”

Svetta una bella immagine di Hippocampus bargibanti, il cavalluccio marino pigmeo che è sempre stato nel mio cuore. Vi faccio una breve introduzione a questa specie: questa micro meraviglia fu scoperta solo nel 1970 per puro caso; Whitley stava studiando alcune gorgonie del genere Muricella, mettendole in acquario, quando vide un pezzettino di poco più di un centimetro di questa gorgonia staccarsi e nuotare via.

Una mia vecchia foto di Hippocampus bargibanti realizzata nel lontano 2010 nello stretto di Lembeh, Indonesia.

Da quel momento in poi, il mondo della fotografia macro, soprattutto nella regione Indopacifica, non fu più lo stesso. Le guide cominciarono ad aguzzare la vista all’interno delle gorgonie per cercare queste piccole creature e la bellezza rapì così tanto i fotosub da farli agognare una foto di questi spettacolari cavallucci. Non vi deve quindi meravigliare il fatto che, se googolate il nome scientifico di questa specie, siete letteralmente sommersi da foto.

Neanche io ho resistito al fascino del cavalluccio pigmeo e, ormai tanti anni fa, nel lontano 2010, durante un viaggio per realizzare un documentario con il compianto amico Mattia Lauro, riuscii in un paio di immersioni a Lembeh a scattare alcuni scadenti fotogrammi di questa specie.

Proprio leggendo l’articolo su Kodami, scopro dell’esistenza di un polichete, Haplosyllis anthogorgicola, riscoperto dopo settant’anni, soprattutto guardando le foto su iNaturalist, dai ricercatori nell’articolo:

The Trojan Seahorse: Citizen Science Pictures of a Seahorse Harbour Insights into the Distribution and Behaviour of a Long-Overlooked Polychaete Worm.

Subito ho pensato: “Figo, devo guardare nelle mie foto se è presente”, lascio sedimentare l’articolo per un giorno e la mattina dopo… BOOM! Non solo il polichete c’è in quasi tutte le foto, ma si vede, anche se la qualità delle foto è infima! È incredibile come, anche a distanza di 14 anni, delle foto vecchie e stravecchie, conservate gelosamente, possano nuovamente emozionarmi e farmi notare qualcosa di nuovo! È pura magia per me!

Subito ho scritto a Salvatore, che è un caro amico e che ha voluto rilasciassi anche una rapida intervista per la rivista che vi consiglio di leggere:

Un nostro lettore ha scovato i vermi scomparsi da quasi 70 anni nelle sue vecchie foto: «Non potevo crederci»

Gli autori dello studio chiudono in maniera emblematica l’abstract dell’articolo: “La citizen science può contribuire alla nostra conoscenza non solo sulla distribuzione e il comportamento di specie ben note e carismatiche, ma anche, inavvertitamente, su taxa trascurati.”

Immagine dello studio: Riepilogo schematico dei comportamenti di 
Haplosyllis anthogorgicola osservati nel dataset iNaturalist.

Lo studio va oltre, suggerendo un rapporto molto stretto fra i cavallucci marini pigmei e l’anellide parassita delle gorgonie; forse i cavallucci potrebbero nutrirsi dei policheti. Tuttavia, sono necessarie prove più dirette per confermare l’ipotesi di una relazione trofica.

Vi suggerisco quindi di dare un’occhiata all’articolo originale; se non siete esperti in inglese, fatevelo tradurre da Google, fa un buon lavoro:

“The Trojan Seahorse: Citizen Science Pictures of a Seahorse Harbour Insights into the Distribution and Behaviour of a Long-Overlooked Polychaete Worm.”

Fabio Russo

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